Gabriele Mattera, disegni

Galleria delle Stampe Antiche, Ischia

17/08/1989 - 01/09/1989


mostra gallery testi critici catalogo

Breve ritratto di un amico

Massimo Ielasi

giovedì 27 luglio 1989

 Breve ritratto di un amico

 

 

«…questi ritratti, non è azzardato affermarlo, per la loro emblematica forza di reliquie di un mondo scomparso, tra non molto costituiranno per Ischia, quelle che sono per l’isola di Pasqua i monili che giganteggiano su quell’isola deserta…». Queste righe sono tratte dalla presentazione che Luciano Russo scriveva per la mostra di disegni di Gabriele Mattera nel lontano 1969 alla galleria di Vito Mattera a Forio. Siamo già agli ultimi fuochi di una grande stagione che Forio aveva vissuto dagli anni Cinquanta. I grandi della pittura, della letteratura, della musica, lasciano per sempre l’isola d’Ischia sopraffatta ormai dal presente turismo di massa.

Ai due poli geografici dell’isola restano in pochi: a Forio vivono ancora Eduard Bargheer, ormai foriano di cittadinanza, il musicista Walton nella quiete di Zaro e gli indigeni Bolivar, Coppa e il giovane Peperone; a Ponte, Mascolo, i De Angelis, Mazzella e i Colucci.

Gabriele Mattera, sempre legato a Forio, ha una frequentazione giornaliera con Bolivar e con Coppa: con il primo il rapporto non è sempre tranquillo, benché la sua pittura risenta della grande vivacità espressionistica dell’amico, con Coppa il rapporto è su basi umane ed intellettuali e, nella pittura, pur su strade diverse, sono entrambi impegnati in una ricerca che li tiene lontani dal pericolo di un generico localismo.

La mostra antologica di disegni che la Galleria delle Stampe Antiche di Ischia Ponte organizza quest’anno a Gabriele è un omaggio all’amico che compie, proprio in questi giorni, 60 anni; è un modo per ripercorrere, attraverso i segni da lui tracciati in questi anni trascorsi, la sua storia di ischitano e di artista che, pur vivendo lontano dalle risse politiche, ha lavorato intensamente e silenziosamente con un sofferto impegni civile alla lotta contro il degrado ambientale che ha visto anche il Borgo di Celso, oggetto di un rovinoso ammodernamento in nome di un malinteso quanto stupido progresso.

Le parole di Luciano Russo che hanno aperto questo scritto diventano ora più che mai, attuali e i pochi disegni di quel tempo, oggi in mostra, preziosa testimonianza di un’epoca e di un modo di vivere. Un’epoca cui oggi si guarda con nostalgia struggente non per senilità o incapacità di rinnovamento, ma per piena consapevolezza di essere stati impotenti testimoni di una rovinosa politica di appiattimento che ci colloca oramai al triste ruolo di appendice di Napoli con tutte le sue nefaste conseguenze.

Gabriele è nato nel Castello Aragonese d’Ischia, dove tuttora vive con la famiglia. Ha trascorso la sua infanzia in un ambiente che di certo ha contribuito alla sua formazione e alle sue scelte di vita. Egli stesso scriveva, anni fa, in una presentazione ad una mostra a Vienna: «…… ho trascorso la mia infanzia giocando e fantasticando in un’atmosfera particolarissima ed in uno scenario unico, fatto di vecchie chiese gotiche e barocche cadenti, di grandi edifici senza finestre (dimore di poeti e regnanti) e di oscuri cimiteri e cripte misteriose piene di ombre!! ….. mura altissime, grandi spazi dalle patine secolari, le occhiaie vuote e nere di finestre senza infissi, hanno generato in me grandi suggestioni e un senso di irreale, di fantastico, di tragico….»

La vita di Gabriele Mattera si muove su binari rettilinei che vedono come obiettivo sempre e solamente la qualità sia essa dell’arte che dell’amicizia. È riservato e pure sempre disponibile per qualsiasi cosa riguardi la conservazione e la valorizzazione dell’ambiente, è appartato ma interessato a tutte le vicende dell’arte e della vita.

In pittura adopera tutte le tecniche, dal disegno all’incisione, dall’acquerello alla tempera, ma l’olio rimane il mezzo da lui preferito. Per qualche anno si è dedicato alla ceramica realizzando oggetti di grande gusto.

La sua attività artistica è scandita da ritmi tematici molto precisi. Inizia intorno al 1950 prestando la sua attenzione, ma per brevissimo tempo, al paesaggio, ai fiori secchi, alle rocce, al cactus e alle nature morte, presto lasciati per il tema dei pescatori che lo ha visto impegnato fino ai primi anni Settanta. Ai pescatori succedono le «Bagnanti», tele di grande respiro dense di una luce metafisica e rarefatta. Oggi è impegnato nella serie delle «Tende» che saranno esposte (gli oli) quest’anno per la prima volta a Villa Arbusto di Lacco Ameno in una mostra organizzata dal Circolo Sadoul e a Forio (sei acquerelli) nel Museo del Torrione.

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